Bertozzi&Casoni

Bertozzi&Casoni

Bertozzi & Casoni / Rosario / Limited Edition
Applicando alla pratica artistica di Bertozzi e Casoni incentrata sull’uso dei materiali ceramici, una tecnica di derivazione industriale, nasce il Rosario di Artbeat. Grazie ad un approccio altamente sperimentale, l’uso del materiale ceramico si coniuga alla tecnica serigrafica dando un valore all’oggetto che spicca anche dall’assemblaggio finale degli elementi. Elementi geometrici che potrebbero vivere anche singolarmente, permettendo una lettura dell’oggetto in chiave più concettuale, che va oltre alla sua concezione decorativa o funzionale.

Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) e Stefano Dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna, 1961) conosciutisi durante gli anni di formazione all’Istituto d’arte per la Ceramica di Faenza, decidono presto di lavorare assieme dando alla loro collaborazione una forma oggettiva, quella della ditta legalmente riconosciuta. Sono consapevoli infatti che il prodotto della loro unione artistica scaturisce da un soggetto plurale senza specializzazioni specifiche e che ogni lavoro d’arte è il risultato di una relazione e comunicazione tra più soggetti. Nasce nel 1980 “Bertozzi & Casoni s.n.c.”, un laboratorio con sede fissa chiamato opificio (luogo del fare) dove lavorano con i più svariati materiali ceramici, riprendono la metodologia dell’industria dell’arte, coniugando tradizione e sperimentazione, in un continuo e “contraddittorio” tentativo di andare oltre, di liberarsi dai conformismi e dagli stereotipi culturali legati alla ceramica e alle cosiddette “arti applicate”, attraverso una sempre più sofisticata e approfondita conoscenza del linguaggio che si esplica anche in tecniche e materiali. Dalla metodologia dell’industria dell’arte deriva anche la ricerca di generi, come quella attuata nella produzione di opere come “I Cestini”, “I Vassoi”, “Gli Avanzi”, non multipli ma repliche con minime e intercambiabili differenze che portano avanti temi e sperimentazioni rintracciabili anche in opere più monumentali. Tra tutti i temi da loro affrontati c’è l’indagine sui rifiuti, dal loro rifacimento in ceramica in modo maniacale e iperrealistico attraverso un percorso di traduzione estetica, all’analitico studio su ogni tipologia di scarto fino ad al più sofisticato dei rifiuti, quello culturale. Attingendo alle icone ormai assimilate e “digerite”, appartenenti alla storia dell’arte e del design, come la “Brillo box”, le lattine di “Merda d’artista” di Manzoni o il tavolino di Saarinen. La ricerca artistica si traduce in prodotti che congiungono su un asse sintagmatico il tempo passato e quello presente, facendo coesistere sullo stesso piano e con la medesima attenzione formale, tecniche, oggetti, temi e cliché in un sincretismo di spiazzante e ironica naturalezza.

Photo: